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Il Laboratorio

Ci sono ragioni significative che sostengono l'idea di un Laboratorio di Storia delle Migrazioni.

Sono oltre 29 milioni le partenze accertate dall'Italia (sopra il milione dall'Emilia-Romagna) tra il 1861 e il 1985, l'anno che la letteratura scientifica considera di "svolta" migratoria in Italia. Che si fosse sotto le bandiere della monarchia, del regime fascista o della repubblica, gli italiani sono partiti alla volta di lidi lontani e "stranieri". Nel frattempo si sono spostati tra regioni dell'interno, con una punta massima verso il "triangolo industriale" nei decenni '50 e '60, ma tuttora, senza soluzione di continuità, dalle regioni del Mezzogiorno verso il Nord.

Il debito nazionale di uomini, e in misura minore di donne, ma anche di bambini, accumulato verso l'estero avvicina i 20 milioni. Dopo di che, alla metà degli anni '80, ma per l'Emilia-Romagna già dai primi anni '70, la bilancia comincia a pendere dal lato dei flussi migratori in entrata, comprendendo nel medesimo fenomeno l'apporto dei lavoratori stranieri e degli italiani di "ritorno". Tuttavia, nell'ultimo quinquennio ha ripreso alimento l'emigrazione italiana verso l'estero; la cui vera novità, rispetto alla storia del secolo scorso, è il concorso crescente di un flusso giovanile con formazione di studi medio-alta.

La mobilità migratoria da e per l'estero costituisce dunque un fenomeno noto e persistente. Al punto che la storia dell'Italia unita, più ancora delle altre nazioni europee, non può essere raccontata senza far ricorso ad un'analisi puntuale dei movimenti migratori, anche interni. Eppure continuano a scarseggiare gli studi interdisciplinari in argomento, come se lo spostamento di grandi masse di persone non investisse in profondità la vita economica, culturale e politica del Paese. Perciò ci pare tanto più importante attrezzare un Laboratorio di Storia delle Migrazioni che, dandosi un proprio statuto interdisciplinare, sappia declinare in termini plurali la complessa profondità del fenomeno.

Un'opportunità preziosa ci è data dalla nostra medesima collocazione territoriale.
L'Emilia-Romagna, così a lungo ed erroneamente considerata una regione "non migratoria", costituisce un terreno fertile per lo studio delle migrazioni contemporanee. Quando guardiamo agli anni della "grande trasformazione", ci accorgiamo ad esempio che la chiave di lettura del "grande esodo" non contiene tutto: si partiva per bisogno, anche estremo, ma saranno poi tanti a far ritorno o, comunque, a tenere acceso qualche legame con una terra natia magari avara, tuttavia non propriamente maledetta.
La modernizzazione in chiave di cittadinanza politica di questa regione costituisce un fenomeno storicamente precoce e, insieme, un tratto duraturo.

Gli indicatori demografici ci restituiscono, nel presente, la fotografia di una regione stabilmente attrattiva. Abbastanza appaesante da giustificare i più alti tassi nazionali di frequenza scolastica per nativi stranieri o figli di nativi stranieri. Sono aspetti che riteniamo abbastanza noti. Ma è forse meno noto che sussiste una interessante dinamica di ricambio e ringiovanimento nell'andamento dell'AIRE (Anagrafe degli Italiani all'Estero).
Vi sono, certamente, differenze notevoli tra comune e comune, ma è un fatto che si tratta di un'anagrafe viva, ciò che rinvia la percezione di un'attrattività tuttora esercitata da questa regione nei confronti di quanti, pur essendo nati all'estero, restituiscono a noi ("immaginano", direbbe Benedict Anderson) una propria appartenenza italiana ed emiliano-romagnola. D'altronde abbiamo in questa regione il termometro puntuale delle attività di promozione e raccordo messe in campo dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo. La dinamica associativa, meglio ancora dei numeri, rivela l'attualità di questa relazione transnazionale.

Su questa soglia, fra storiche filiere migratorie e inedite appartenenze transnazionali, si colloca la figura interdisciplinare del Laboratorio di Storia delle Migrazioni.
Si tratta di attrezzarci culturalmente e scientificamente per rendere a noi prossimi mondi geostorici all'apparenza lontani, apprendendone i codici linguistici e facendo corretta opera di restituzione narrativa. La storiografia ha da andare a braccetto con lo studio dei sistemi culturali, il lavoro di vaglio dei documenti archivistici dovrà accompagnarsi alla realizzazione in forma multimediale di un repertorio delle memorie presenti.
Per raggiungere un simile obiettivo serviranno buone sinergie, non solo disciplinari. C'è tutto un mondo sociale e di istituti locali che domanda alle sedi deputate alla ricerca chiavi interpretative aggiornate per leggere nella contemporaneità.
Farsi autentico e permeabile luogo di rielaborazione intellettuale, questa l'idea-forza del Laboratorio.

 

Chi siamo - Lo staff del Laboratorio

Lorenzo Bertucelli
Insegna Storia dell'Europa contemporanea presso il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali dell'Università di Modena e Reggio Emilia, si occupa di storia del movimento sindacale e delle culture politiche e sociali del Novecento. È presidente del corso di laurea magistrale in Storia dei conflitti nel mondo contemporaneo e vicedirettore del dipartimento di Scienze del linguaggio e della cultura. Dal 2009 è presidente della Fondazione Fossoli - Ex Campo, carica ricoperta anche presso l'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Modena dal 1998 al 2007.
Consulta la scheda personale, il curriculum e le sue pubblicazioni

Antonio Canovi
Storico e studioso di fenomeni urbani, si occupa di storiografia della memoria tra Italia, Francia, Belgio ed Argentina. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Histoire et Civilisation all'École des hautes études en sciences sociales di Parigi, sotto la direzione di Maurice Aymard. Ha diretto l'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Reggio Emilia (Istoreco) e ha condotto il Laboratorio Geostorico Tempo Presente. È stato responsabile scientifico del Centro di Documentazione Storica - Villa Cougnet ed è autore di numerose pubblicazioni dedicate alla storia sociale ed economica della provincia reggiana, lavorando anche a diversi progetti scientifici e didattici sulla geostoria. Direttore dell'Atelier del paesaggio della Bonifica di Reggio Emilia, è il responsabile scientifico del Laboratorio.

Daniele Castagnetti
Storico e documentarista, collabora dal 2008 con il Centro di Documentazione Storica - Villa Cougnet, per il quale ha alternato attività di ricerca d'archivio alla cura di progetti di comunicazione multimediale (Web, videomaking, fotografia, editoria).
Dal 2009, è attivo sui progetti di ricerca e didattica del Laboratorio di Storia delle Migrazioni.
Ha curato e ideato questo sito.

Nora Sigman
Storica delle migrazioni, collabora con il Centro Linguistico di Ateneo dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Da anni si occupa della storia delle migrazioni con specifico riferimento alle scelte di  mobilità degli abitanti di Modena e dell’Emilia Romagna. E’ autrice di diversi saggi e pubblicazioni sull’argomento. Negli ultimi anni si è in particolar modo interessata allo studio dei rientri, alle esperienze  transnazionali, e alle lingue dei migranti.

Daniele Valisena

Storico delle migrazioni e giornalista, dal settembre 2015 è PhD Student in seno all'Environmental Humanities Laboratory, presso la Division of History of Science, Technology and Environment del KTH - Royal Institute of Technology di Stoccolma. Dal giugno 2014 collabora con il Laboratorio di storia delle migrazioni. Si è laureato in storia moderna all'Università di Bologna, specializzandosi poi sulla storia contemporanea e lavorando sulla microstoria, la storia orale e la storia della memoria. Si è occupato di antifascismo e percorsi migratori tra Francia e Italia, mentre di recente ha lavorato sulle migrazioni in Svizzera, occupandosi anche delle nuove forme di mobilità nella Comunità europea, in particolare degli Italiani a Berlino. Al momento lavora a una tesi dottorale di storia ambientale delle migrazioni dal titolo Carbon lives. Migrants and the metabolism of coal. The case of Wallonia, Belgium. È il curatore di questo sito.

Marco Moschetti

E’ dottorando in Scienze Umanistiche all’Università di Modena e Reggio Emilia, dove si è laureato in Antropologia e Storia del mondo contemporaneo, con una tesi sull'emigrazione di ritorno dagli Stati Uniti all'Appennino modenese nel secondo dopoguerra. Diplomato all'Accademia di Belle Arti di Bologna con una ricerca che intreccia storia del cinema ed analisi dei disagi adolescenziali ed infantili, ha proseguito gli studi prima in Scienze Antropologiche e poi in Scienze Geografiche all'Università di Bologna, individuando nei processi migratori e nelle relazioni di queste con l’ambiente ed il territorio il proprio campo di studi. Dal 2014 collabora con il Laboratorio di Storia delle Migrazioni, dedicandosi in modo particolare alle migrazioni verso gli Stati Uniti e l'est Europa lungo il Novecento. Dal 2004 si occupa di educazione e didattica in progetti legati al disagio scolastico ed a minori migranti. Da diversi anni coniuga questo mestiere con l'attività di studio e ricerca storico-geografica, toccando diverse aree tematiche: dalla storia dell'arte a quella sociale e politica, dalla cartografia fino alla geografia umana.

Alberto Molinari

Insegna filosofia e storia nei licei e svolge attività di ricerca nell’ambito della storia contemporanea. E’ collaboratore dell’Istituto storico di Modena. E’  stato membro del Consiglio direttivo dell’Istituto e presidente del Cedoc, istituzione della Provincia di Modena con funzioni di programmazione e gestione delle biblioteche e degli archivi. Su diversi temi della storia del Novecento ha progettato e condotto corsi di formazione e seminari. Gli attuali interessi di ricerca sono rivolti alle dinamiche sociali e politiche degli anni Sessanta e Settanta e alla storia dei fenomeni migratori. Su quest’ultimo versante ha elaborato un progetto di ricerca sull’impegno della Società Umanitaria nel campo dell’emigrazione italiana nel corso del Novecento.

Giuseppe Morrone

Si occupa di comunicazione politica a livello professionale. Laureato in scienze della comunicazione e in Storia dei conflitti nel mondo contemporaneo con una tesi sul doppio nesso tra conflitti e diritti e studio e lavoro nel pensiero e nella pratica di Bruno Trentin. Appassionato di giornalismo nelle sue varie forme, in passato ha collaborato con Liberazione, L'Unità, Micromega e Quaderni di Rassegna sindacale. I suoi attuali interessi di ricerca si pongono all'intersezione tra storia del lavoro e storia delle migrazioni (con un accento particolare su quelle interne) e vorrebbero consistere nell'analisi del rapporto tra immigrati dal Sud Italia e partecipazione politica e sindacale nelle zone d'approdo, con particolare riferimento al caso della provincia di Modena.

Gilberto Mazzoli

Dal settembre 2017 è dottorando presso lo European University Institute di Firenze (EUI), con una tesi intitolata: The Portable Nature: Environmental Visions, Urban Practices, Migratory Flows. Urban Horticulture as an identity maintenance tool of the Italians in US. Precedentemente ha conseguito l laura magistrale in Storia dei Conflitti nel Mondo contemporaneo presso l'Università di Modena e Reggio Emilia con una tesi sulle origini e le tendenze della Storia Ambientale negli Stati Uniti. Nel 2015 ha collaborato con il National Museum of Contemporary History di Ljubljana, in Slovenia, come grafico e curatore di mostre. Tra i suoi progetti precedenti,  si è interessato alla storia ambientale degli orti sviluppatisi nell'area urbana di Modena dalla seconda metà del Novecento in poi.

Martina Fontana

Dall' a.a. 2015/2016 è cultrice di Storia della Filosofia presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, a fianco del prof. Giacomo Scarpelli. Nel 2013, nel medesimo Ateneo, si è laureata in Storia dei Conflitti nel Mondo Contemporaneo. Ha conseguito il Diploma in Sviluppo e Cooperazione Internazionale all'ISPI di Milano, il Master in Consulenza filosofica e antropologia esistenziale all'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e il Master in Filosofia moderna e contemporanea all'Università Marconi. Ha lavorato all'Ufficio Immigrazione della Questura di Parma come impiegata e alla Fondazione Magnani Rocca di Traversetolo. Ha collaborato con le testate giornalistiche L'Informazione di Parma e Parma Today. Ѐ docente supplente di Filosofia e storia e di sostegno nei licei della provincia di Modena.

Federica Caserta

Si è laureata nel 2016 in Antropologia e Storia del Mondo contemporaneo presso l'Università di Modena e Reggio Emilia con una tesi sulle rappresentazioni e le percezioni legate alla migrazione dal sud a Modena e nel distretto ceramico nel secondo dopoguerra. Collabora con il Laboratorio di Storia delle Migrazioni presso Unimore dedicandosi, attualmente, alla Storia delle Migrazioni interne in età contemporanea. Nello specifico partecipa al progetto "Il posto di chi arriva" che prende in considerazione gli arrivi dal Mezzogiorno dalla seconda metà degli anni Sessanta e il manifestarsi dei primi arrivi non comunitari sul finire degli anni Ottanta nella zona di Modena e comprensorio ceramico.

Chiara Strozzi
Ricercatrice di Economia Politica presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, nella sua ricerca si occupa di economia delle migrazioni, mercato del lavoro e diritti di cittadinanza. Ha conseguito il PhD in Economics presso l'European University Institute, il Master in Economics presso l’Università Bocconi e la Laurea in Economia e Commercio presso l’Università di Modena. Ha avuto posizioni di ricerca presso l’University College of London, la Cornell University e l’European Central Bank. E' Research Fellow di IZA (Institute of Labor Economics, Bonn), membro del CRID (Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità - Università di Modena e Reggio Emilia) e membro di RECent (Center for Economic Research - Università di Modena e Reggio Emilia). Da aprile 2016 collabora con il Laboratorio di Storia delle Migrazioni.